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Omicidio Roma, Marco Prato: “Volevo diventare donna”

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L’interrogatorio di garanzia di Manuel Foffo e Marco Prato, i due arrestati per l’omicidio del 23enne Luca Varani, è iniziato questa mattina. Il ragazzo è stato torturato e poi ucciso in una casa sulla Collatina dopo il festino a base di coca e alcolici. Come rivela Il Messaggero, in sette pagine di messaggi e lettere Marco Prato spiega perché voleva suicidarsi. Fiumi di parole scritte dopo aver ingerito una intera boccetta di ansiolitico acquistato da Foffo. "È un lungo sfogo – si legge sul quotidiano - su come la sua vita sia difficile, qualcosa che passa per il desiderio sempre nutrito di operarsi e diventare donna. Ma la mamma non vuole, la famiglia si oppone, e lui reagisce impazzendo. Così prova a spiegare alle persone più care le ragioni di un gesto forte, ma trascura nei suoi messaggi di fare anche un minimo accenno al delitto. A quell'omicidio, premeditato ed efferato, che è costato la vita a un ragazzo di 23 anni. Non una parola, non un pentimento. La rimozione totale di qualcosa che, forse, per lui non è contato nulla". Tra i numerosi dettagli della storia, uno in particolare riguarda lo scambio di 23 messaggi identici inviati dai cellulari di Foffo e di Prato prima
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che Varani rispondesse affermativamente all'invito nell'appartamento dove poi sarebbe stato ucciso. Un messaggio, inoltre, arriva anche al fratello di Manuel, Roberto Foffo. A scriverlo, secondo quanto racconta Foffo, è Marco Prato, che si è impossessato del suo telefono: "Vieni, c'è anche un trans". Al pm Foffo ha detto: “Marc è gay. Io sono eterosessuale. Questa è la seconda volta che incontravo Marc. Lui ha un interesse per me, cosa che mi ha manifestato". Foffo si riferisce ad un rapporto orale durante una festa, dopo essersi drogati. "La cosa mi ha dato fastidio e non volevo sentirlo più" ha detto Manuel, raccontando però che Marco ha girato un video e con quello lo tiene sotto ricatto. Nel carcere di Regina Coeli, Michele Andreano, legale di Manuel Foffo, ha annunciato: “Chiederemo di fare gli esami tossicologici, perché è il presupposto per qualsiasi passo successivo. Perché il vero problema è stato proprio questo. Abbiamo l’obbligo tecnico di chiedere una perizia psichiatrica perché il mio assistito aveva assunto una dose molto elevata di droga. Infatti la convalida dell’arresto è avvenuta quando lui era ancora in evidente stato di alterazione”. CONTINUA A LEGGERE