“E’ impossibile che abbiamo violato lo spazio aereo anche per un secondo “. Così rompe il silenzio Konstantin Murakhtin Rossiya, pilota superstite del volo militare russo abbattuto al confine tra Siria e Turchia.
Il militare ha raccontato al primo canale della Tv russa la propria versione dei fatti che contrasterebbe con quella fatta trapelare da fonti turche: “Stavamo volando ad un’altitudine di 6.000 metri – ha detto l’ufficiale – con cielo completamente chiaro” aggiungendo di aver avuto il pieno controllo della traiettoria di volo durante tutta l’operazione.
La dichiarazione del pilota russo, rilanciata anche dal giornale Russia Today, potrebbe gettare benzina sul fuoco delle polemiche dal momento che smentirebbe completamente la versione ufficiale di Ankara che ha parlato, fin dal primo momento, di uno sconfinamento nei cieli turchi del caccia russo.
Stando a quanto riportato da fonti turche Rossiva e il suo compagno (rimasto ucciso a seguito dell’abbattimento del velivolo) sarebbero stati più volte avvisati di aver oltrepassato il confine dello spazio aereo nazionale e, solo all’ennesimo rifiuto di cambiare rotta, sarebbero stati attaccati e fatti cadere in territorio siriano da un F15 fatto decollare da una base turca. Questa versione contrasta con l’audio (diffuso da Il Fatto Quotidiano) in cui si sentirebbero i militari turchi avvisare ben 10 volte i colleghi russi dello sconfinamento.
Intanto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv, rincara la dose “Abbiamo seri dubbi che l’abbattimento del jet russo sia stato un atto colposo, sembra molto una provocazione premeditata”. Queste dichiarazioni sembrano confermare la linea di poca indulgenza mostrata fin dal primo momento da Mosca. CONTINUA A LEGGERE