L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia ha portato i carabinieri ad effettuare verifiche nelle campagne di Cremona, Brescia, Bergamo e Mantova e ha accertato che alcuni allevamenti, dando da mangiare mais contaminato alle proprie mucche, quando accertavano che nel latte c’erano quantitativi di aflatossine superiori ai limiti di legge (50 nanogrammi per litro) lo diluivano con latte non contaminato. Durante i controlli i carabinieri hanno trovato latte con un contenuto di aflatossine 160 volte superiore a quello consentito. Le aflatossine B1 che si formano nel mais utilizzato come mangime, sono state inserite dalla Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) in Classe 1 cioè nella lista delle sostanze certamente cancerogene.
Il problema è che le aflatossine non si smaltiscono nel processo di produzione ma risalgono la catena alimentare: dal mais alle mucche, dalle mucche al latte, dal latte al grana e per arrivare alla fine sugli spaghetti (tanto per citare il piatto associato per antonomasia a grana e parmigiano). A giocare sulla pelle dei consumatori sono stati una trentina tra allevatori e titolari di caseifici compiacenti.
I carabinieri hanno accertato che in un caso lo stesso latte rifiutato da un caseificio era stato poi venduto ad un prezzo più basso ad un altra azienda che l’ha messo in produzione senza farsi scrupoli.
Nel corso dell’indagine la Procura di Brescia ha disposto il sequestro di circa 4000 forme di grana, evidentemente perchè risultate fuori norme.
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Le aflatossine sono il frutto di un agricoltura che punta sempre di più verso la riduzione dei costi e l’aumento dei profitti.
A concorrere alla formazione di queste muffe non è solo il metodo di conservazione in silos umidi e poco areati ma anche le tecniche produttive utilizzate in campo.
L’agrochimica (in particolare la difesa da insetti), i semi non autoprodotti e tutte le diavolerie che l’agricoltura industriale mette in campo hanno un effetto moltiplicatore.
l’intensificazione dei controlli è fondamentale per garantire la salute pubblica. Purtroppo in tema di aflatossine nel latte la legge prevede l’autocontrollo del produttore e del trasformatore.
fonte: veleninelpiatto.it