A cura di Corrado Amitrano
Stridono ancora le lamiere delle automobili travolte dall’inesorabile furia dell’alluvione nel Gargano. Sembra il pianto di un una terra che vomita tutto il dolore accumulato perché per troppo tempo trascurata. Siamo sulla terra ferma eppure quasi non si riconosce più la differenza tra acqua e terreno. Il mare per più di due chilometri dalla costa è diventato marrone, il fango ha coperto ogni cosa; Peschici, Rodi, Caprino, San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis, il più colpito dalla violenza dalla violenza della piena, e ancora Lecce, caprino, foce Varano Vieste, sono sommersi da un fiume di fango, acqua e detriti. Il dolore per il 24enne Antonio Facenna, morto travolto con la sua auto, riecheggia nello scroscio dellacqua torrenziale che ancora non cessa di venire giù dalla montagna. Le speranza di ritrovare il 70enne di Vico disperso è sempre più fievole; sarebbe stato travolto dalla piena di un torrente di fango in zona Iallillo. Divorate dall’acqua le spiagge sono quasi inesistenti. “E’ emergenza calamità – tuona il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola – l’Italia dovrebbe smetterla di rinviare di continuo le opere di protezione e prevenzione del territorio. Basta finte lacrime”.
Nel frattempo, le nubi si diradano e cessano anche le piogge, ma la paura c’è ancora, è negli occhi di una popolazione che per troppe, intense ore ha pensato che tutto fosse finito e che la vita venisse giù con quel fango, dalla montagna.
La bella stagione, se così si può definire l’estate appena passata, lascia il posto ad un autunno incerto. Le piogge torrenziali tornano a cadere e la paura di nuove emergenze in Campania, tra le regioni a più alto pericolo idrogeologico, inizia ad agitare la popolazione delle zone più a rischio nel territorio. Sono circa 291 i comuni ad alto rischio idrogeologico in Campania e l’amministrazione regionale, sebbene sia al corrente dei pericoli che la popolazione corre, non ha ancora attuato nessun piano di prevenzione. La valle del Sarno, l’area stabiese-torrese, l’intera costiera sorrentina. Le immagini del palazzo di Chiaia crollato sono ancora nitide negli occhi dei napoletani; dopo una decina di giorni circa da quel tragico evento, nella zona nord, lVIII municipalità, due crolli: un muro di contenimento che avrebbe potuto coinvolgere anche una scuola ha messo seriamente a rischio la stabilità di una palazzina e un altro a poche centinaia di metri ha causato problemi alla viabilità. A questi si aggiunge la strada che costeggia una cava nei pressi del cimitero di Chiaiano da tempo transennata e che può essere attraversata solamente con un senso unico alternato.