“Toh, c’è un pianoforte. Facciamo che alla fine faccio un pezzo”.
“Fallo subito”.
“No no, è meglio dopo, così rimanete”.
Aria scanzonata e sorriso che mette allegria, Stefano Bollani conquista proprio tutti. Appena arrivato alla Feltrinelli Libri e Musica di piazza dei Martiri a Napoli, l’ironia del musicista – orgoglio italiano del piano jazz nel mondo – non passa inosservata. Molti ammiratori ad accoglierlo alla presentazione del suo ultimo libro Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti, edito da Mondadori. Quattordici capitoli dedicati ai musicisti più celebri del secolo scorso, tra i più amati da Bollani. Sguardo da intenditore, di chi è cresciuto a “pane e musica”, il pianista racchiude tra le pagine del libro le tante personalità artistiche in un’unica grande tribù. Da Louis Armstrong a Gorni Kramer, da Renato Carosone a Frank Zappa, passando per Billie Holiday, Maurice Ravel, Elis Regina, João Gilberto, George Gershwin, Henry Purcell, fino a Erik Satie ed Astor Piazzolla, c’è una ricca galleria di miti della musica da scoprire.
Tante anime artistiche nel tuo ultimo libro. Ma tra questi, Stefano Bollani con chi avrebbe voluto suonare?
Con Louis Armstrong, semplicemente perchè gli altri erano insopportabili.
Ne tuo libro hai citato grandi musicisti appartenenti al secolo passato. Tra i contemporanei, quale artista ami particolarmente?
Ce ne sono tantissimi. Il primo che mi viene in mente adesso è Vinicio Capossela.
Musicisti si nasce o si diventa?
Essere umani si nasce o si diventa? Credo che, in generale, ognuno dovrebbe fare quello che desidera, poi possono esserci vincoli esterni dati dal contesto nel quale si vive che possono modificare il proprio percorso.
Cosa unisce i musicisti che descrivi nel libro?
Li unisce la libertà, l’aver avuto il coraggio di fare quello che desideravano per se stessi. Un esempio è Frank Zappa che cresce in un contesto musicale pop rock dove era facile diventare “star” in poco tempo, ma ha fatto il possibile per svincolarsi da questa logica, esplorando nuove strade musicali.
E’ tra gli artisti citati nel libro: il tuo rapporto con Renato Carosone?
Lo seguivo da bambino perché faceva tutte quelle cose che volevo fare io: cantava e suonava il piano divertendo la gente. E scriveva brani per tutti. Sono molto legato al suo ricordo.
La grandezza di un artista, alla fine, in cosa consiste?
La capacità di un artista forse è quella di mescolare una serie di linguaggi diversi. E’ la storia dei più grandi: la volontà e il desiderio di fare qualcosa di nuovo, e quindi la si scrive, la si balla o la si canta, a seconda dell’arte con cui ci si confronta. Per questo mi piace l’improvvisazione, perchè significa prendere del materiale già esistente e rimetterci mano…un pò come Michelangelo col marmo. Forse ho fatto un paragone eccessivo. Ma io sono il marmo, eh.