Banche: 11 miliardi di depositi in meno in un mese

© Riproduzione riservata
Banche: 11 miliardi di depositi <br> in meno in un mese

(a.b.) – “Siamo usciti dalla crisi”, strillava il presidente del Consiglio Renzi qualche mese fa e puntuale arriva il bollettino mensile della Banca d’Italia a spazzare via il positivismo ed il clima aleatorio di fiducia. L’Italia infatti, stando ai dati, si appresta a vivere uno dei momenti più difficili dal 2008, anno in cui la crisi ha cominciato a mordere il Belpaese.

Complici il salva-banche ed il crac evitato in extremis dai quattro istituti, il sistema bancario italiano vive uno dei momenti più turbolento della sua storia recente. E un indizio inquietante di questo sentiment arriva dal consueto bollettino mensile redatto dalla Banca d’Italia, i cui dati sono relativi a novembre. Oltre ai mutui che restano al palo e alle sofferenze bancarie che non calano, c’è un dato ancor più preoccupante e delicato: a novembre, dopo oltre un anno di crescita continua, sono fuoriusciti dai conti correnti 11 miliardi di euro. In termini percentuali, in un mese i depositi sono calati del 6,1 per cento. Numeri enormi, che però vanno trattati con cautela: il 30 del mese infatti si paga l’anticipo Ires e le aziende attingono alle liquidità bancarie. Eppure il calo è notevole, più cospicuo di quanto ci si potesse attendere, tanto da essere stato in grado di impattare su tutti gli indicatori della massa monetaria e di attività finanziarie in circolazione. Si attende dunque un rimbalzo a dicembre, ma se il rimbalzo non arrivasse l’allarme non potrà più essere sottovalutato.

Il punto è che meno raccolta, ovvero depositi più leggeri, significano meno liquidità in cassa. Si pensi alle banche in difficoltà: come sottolinea Il Fatto Quotidiano, se per ipotesi la “Nuova Banca Marche”, che raccoglie 14,3 miliardi, perdesse il 7% dei depositi, la cassa verrebbe dimezzata. Lo stesso per Carife ed Etruria, giusto per restare nel lotto degli istituti aiutati dal salva-banche del governo Renzi. Il deflusso andrebbe così a incidere in modo significativo sul prezzo al quale queste banche potranno essere vendute per rimborsare il Fondo interbancario dal quale si è attinto per salvarle, poiché al netto degli 1,7 miliardi che si ipotizza di incassare cedendo le sofferenze, ne servono altri 1,8 miliardi (o, altrimenti, il sistema bancario ci perderà). Risulta lampante, dunque, che si il calo dei depositi venisse confermato in simili proporzioni lo scenario sarebbe assai più difficile da affrontare rispetto a quanto previsto fino ad oggi.

Dunque dov’è la verità? Ci si deve fidare delle parole o fare fede a dati concreti o tangibili? Ognuno è libero di fare come meglio crede, ma una cosa è certa: gli italiani si dividono in due categorie: quelli che si sono già attivati per ritirare i propri risparmi dai conti correnti e non hanno intenzione di depositarne di altri, e quelli che la domanda se la porranno solo quando, recandosi in banca, troveranno il conto corrente prosciugato (vedi caso Banca Etruria) e finiranno di dormire sonni tranquilli.