“Nel nostro Paese ci sono ancora importanti cariche politico/istituzionali mai ricoperte da una donna: Presidente del Consiglio, Presidente del Senato e Presidente della Repubblica. Dunque non avevamo le foto da mettere alle pareti. Abbiamo cosi’ pensato di mettere tre specchi, con scritto ‘potresti essere tu la prima’. Una constatazione rivolta soprattutto alle giovani in visita in questo palazzo, un modo per dire loro che con impegno, competenza e autostima ognuna puo’ riuscirci poiche’, come stabilisce la nostra Costituzione all’articolo 51, “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, inaugurando a Montecitorio la “Sala delle donne”. “Questa giornata pero’ vuole essere l’occasione anche per un bilancio della situazione attuale. E’ innegabile che molta strada sia stata fatta da allora, ma e’ altrettanto innegabile che molta ne resta ancora da fare – ha proseguito la Boldrini -. Penso alle poche donne ai vertici delle aziende o nei ruoli decisionali del Paese; alle differenti retribuzioni tra uomini e donne a parita’ di ruolo e funzioni; penso ancora alla bassa percentuale di donne occupate, appena il 47%, e al Sud ancora meno; penso alla necessita’ di introdurre le cosiddette “quote rosa” per essere elette. Ma mi riferisco anche a quanta fatica ancora oggi si fa a declinare al femminile professioni e ruoli di vertice, a dire avvocata, magistrata, sindaca o ministra. Qui alla Camera abbiamo affrontato anche la questione del linguaggio: già lo scorso anno ho inviato a tutti i deputati e le deputate una lettera nella quale ho segnalato l’opportunità che, nel corso degli interventi svolti in Aula o nella Commissioni, le cariche e i ruoli istituzionali siano richiamati con le forme corrette, ovvero rispettando il genere. Altrettanto ha fatto la Segretaria generale, anche lei una donna per la prima volta nella storia della Camera, che ha emesso una circolare chiedendo che il genere venga rispettato nei resoconti parlamentari che fino a quel momento, invece, contemplavano solo una versione: ‘deputato’, ‘ministro’. Inoltre, anche in questo caso prendendo spunto da altri Parlamenti, ho voluto istituire per la prima volta alla Camera l’intergruppo delle donne, al quale hanno aderito circa cento deputate di tutti i gruppi politici”. “Un organismo che ha come obiettivo quello di porre le questioni di genere al centro del dibattito politico-legislativo, proponendo provvedimenti o introducendo emendamenti condivisi sui testi di legge all’ordine del giorno. Un modo per fare squadra e perseguire risultati comuni perché prima di essere deputate con idee politiche diverse, siamo donne – ha sottolineato la presidente della Camera -. In questa legislatura abbiamo lavorato fin da subito sul tema della violenza travestita da amore: abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul, che, tra le molte cose, stabilesce che la violenza di genere equivale ad una violazione dei diritti umani e che dunque non e’ un fatto privato. Abbiamo approvato nuove leggi, inasprendo le pene su lesioni e violenze in famiglia; abbiamo introdotto una corsia preferenziale per i processi sulla violenza di genere e previsto il gratuito patrocinio per le donne. Ma tutto cio’ evidentemente non basta se le nostre ragazze continuano ad essere uccise. La violenza contro le donne e’ un fatto culturale che si basa su un retaggio antico e duro a morire, un retaggio che propone una figura di donna non autonoma e sottomessa al volere maschile. E allora, se e’ un fatto culturale, e’ sempre piu’ necessario e urgente introdurre l’educazione di genere nelle scuole: alla Camera abbiamo diverse proposte di legge, presentate da vari gruppi politici, per le quali proprio in questi giorni e’ iniziato l’esame in Commissione. Mi auguro che potremo discuterne presto anche in Aula”.