Meno 77% in 6 mesi e calo del 5,5% nella sola giornata di ieri. Con questi numeri inizia il weekend il Monte dei Paschi di Siena, la banca maggiormente esposta (numeri alla mano) all’attacco delle borse in queste settimane da incubo per Piazza Affari.
La strategia di uscita dalla crisi per il settore bancario sembra essere al momento una sola: la fusione tra gruppi solidi e meno solidi. La linea, tracciata in parte dal governo con la riforma degli Istituti di credito cooperativo, quasi costretti ad unirsi per far fronte alle difficoltà di bilancio, potrebbe però lasciar fuori pezzi importanti dello scacchiere della finanza italiana.
Indiscrezioni lanciate dalla versione online del quotidiano Il Giornale, parlando di un imminente matrimonio tra Bpm e Banco Popolare che potrebbe essere celebrato già domani, domenica 14 febbraio, ironia della sorte, giorno di San Valentino.
Ma a far tremare i correntisti italiani sono i matrimoni che, parafrasando il grande Alessandro Manzoni, pare non si debbano proprio fare. L’ostacolo, in questo caso, non sarebbe la prepotenza del don Rodrigo di turno, quanto piuttosto una più concreta e meno poetica questione di dote. E’ il caso di Mps che continua a non far gola ad investitori e dirigenti di altri gruppi a causa dei forti dubbi sulla bontà del proprio portafoglio.
Discorso molto simile potrebbe farsi per Banca Carige, in un primo momento corteggiata dalla popolare milanese, ma poi sedotta e abbandonata ad un destino da solitudine degno della più classica delle
Montepaschi sconta il – 50% fatto segnare in borsa nell’ultimo mese che gli è valsa l’espulsione dall’indice Msci World (quello che sintetizza il trend dei listini mondiali) e un ridimensionamento in termini di capitalizzazione (1,3 miliardi) che la porta a valere, alla Borsa di Milano, meno di titoli teoricamente meno blasonati come ad esempio Amplifon o Autogrill ma anche di banche popolari meno note come Sondrio ed Emilia Romagna.
Il “Problema MontePaschi” coinvolge in realtà tutto il sistema italiano perché in caso di Ko dell’istituto i depositi sotto i centomila euro (l’85% del portafoglio Mps) dovrebbero essere coperti dal Fondo di Garanzia facente capo a tutte le altre banche. L’effetto a catena in caso di caduta della banca toscana è un rischio possibile che, allo stato, solo un matrimonio di convenienza può evitare.CONTINUA A LEGGERE