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Curiosità

La crisi nelle coppie è legata ai rapporti sessuali?

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Secondo alcune ricerche portate avanti negli ultimi dieci anni dalla ricercatrice dell'Università di Toronto, Amy Muse, su un campione di 30mila americani, si sarebbe scoperto che la frequenza ottimale per i rapporti sessuali è una volta a settimana


Secondo alcune ricerche portate avanti negli ultimi dieci anni dalla ricercatrice dell’Università di Toronto, Amy Muse, su un campione di 30mila americani, si sarebbe scoperto che la frequenza ottimale per i rapporti sessuali è una volta a settimana. “Sebbene si pensi che un maggior numero di rapporti sessuali sia il viatico per la felicità della coppia – scrive Muse – le nostre ricerche indicano che, nell’ambito di una lunga vita matrimoniale, così è se non si superano i 50 rapporti l’anno”. Pensiero diverso è quello di Lindsy Hicks della Florida State University che ha chiesto a 261 novelli sposi di compilare un questionario relativo alla soddisfazione dei vari aspetti della vita matrimoniale indicando anche il numero dei rapporti sessuali mensili.

I volontari, poi, vedevano su uno schermo delle parole e rapidamente dovevano collegare ad esse un fatto negativo o positivo. Però prima di ogni parola compariva, per pochissimi secondi, una foto che ritraeva il partner. Si è scoperto che la coppie che avevano più di due rapporti a settimana reagivano più velocemente ai concetti positivi legati soprattutto al partner, a differenza di quelli negativi su cui avevano una reazione molto più lenta.

Altra invece è la testimonianza dell’avvocato matrimonialista Gassani: “Incrociando i dati dei sessuologi con quelli delle relazioni dei periti dei tribunali delle principali città, abbiamo scoperto che circa il 30 per cento delle coppie sposate da almeno 15 anni e circa il 50 per cento di quelle che stanno insieme da trent’anni non svolge più attività sessuale, o lo fa in modo assolutamente sporadico. Nel 60% circa dei casi la colpa della freddezza è della routine coniugale. Nel 20% dei casi, invece, aggiunge l’avvocato – si riscontrano vere e proprie patologie che pure potrebbero essere curate con le terapie farmacologiche disponibili, se solo l’uomo ammettesse -di avere un problema”.

Altro il dire di Adele Fabrizi, dell’Istituto di Sessuologia Clinica e dell’università di Tor Vergata di Roma: “In una cultura ipersessualizzata come la nostra sembra un paradosso che questo fenomeno sia in aumento, eppure è così”