lunedì, 13 marzo 2017
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Dieselgate, Fca reagisce in borsa
In Francia sospetti su Renault

Un’inchiesta dell’Agenzia protezione ambientale americana, l’Epa, rischia di dare una mazzata a Fca, il gruppo italoamericano di cui fa parte Fiat. All’azienda di Torino è stata infatti notificata l’accusa di non aver rispettato le norme ambientali nella costruzione di alcuni motori di veicoli alimentati a diesel e venduti negli Stati Uniti. Secondo l’Epa, Fca avrebbe usato un software per consentire emissioni superiori ai limiti su 104mila veicoli, Grand Cherokee e Dodge Ram.

Nella nota pubblicata online l’Epa spiega che il gruppo automobilistico “ha schivato le regole ed è stata scoperta”. Non comunicare l’esistenza di un software che influisce sulle emissioni di un’auto “è una seria violazione delle leggi. Tutte le case automobilistiche devono giocare secondo le stesse regole”. L’Epa e le autorità della California “si sono impegnate a rafforzare i test con il caso Volkswagen, e questo è il risultato della collaborazione”. Secondo la Cnbc, l’accusa potrebbe costare a Fca sanzioni fino a 4,63 miliardi di dollari.

LA REPLICA DI MARCHIONNE – Non si è fatta attendere la replica di Fca e del suo amministratore delegato Sergio Marchionne. In una nota c’è infatti la difesa della società: “I nostri sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili”. L’auspicio è di poter “dimostrare che le strategie di controllo di Fca sono giustificate e pertanto non costituiscono ‘defeat devices’ in base alla normativa applicabile”.

Da parte sua Marchionne ha sottolineato che non vi è nulla in comune fra il caso Volkswagen e quello Fca. “Dialoghiamo con l’Epa da più di un anno, ma è curioso e “spiacevole” che abbia deciso di affrontare il caso così pubblicamente. Fca è stata avvertita ieri dalle autorità che qualcosa era in arrivo e ha saputo questa mattina alle 8.00 locali di cosa si trattava”. “Per quanto conosco questa società – ha aggiunto Marchionne – posso dire che nessuno è così stupido” da cercare di montare un software illegale. Fca – continua – sopravviverà anche se le dovesse essere comminata una multa di 4,6 miliardi di dollari”.

LO SCANDALO SI ALLARGA – Anche in Francia sono ore di grande tensione per uno dei grandi gruppi automobilisti nazionali, Renault. Tre giudici francesi indagheranno infatti sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati: è quanto riferisce la procura di Parigi. La notizia ha fatto crollare il titolo in borsa, che sta perdendo il 4,06% a 82,05 euro.

Il fascicolo giudiziario è stato aperto il 12 gennaio scorso. Dopo lo scandalo Volkswagen, una commissione indipendente di esperti aveva constatato l’importante sforamento del limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori, tra cui Renault. Alle undici il titolo perdeva circa il 4% alla Borsa di Parigi.

LA REAZIONE IN BORSA OGGI – Il titolo Renault perde il 2,1% a 84,12 euro, dopo la notizia che tre giudici indagheranno sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei motori diesel. A Milano, invece, il titolo Fca guadagna il 3,6%, dopo il crollo della vigilia. In rialzo anche Exor, il titolo della holding della famiglia Agnelli, che guadagna il 5,8%. A Piazza Affari spicca Ubi in rialzo del 7,5% a 3,32 euro. In luce tutto il settore bancario con Banco Bpm in rialzo del 4,2%, Unicredit +4,3% e Bper 3,5%.

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