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Società

Cernobyl 30 anni dopo: ecco gli “internats” dove il governo bielorusso ha rinchiuse le vittime

Cernobyl
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Il disastro di Chernobyl è tristemente famoso per essere il più grave incidente accaduto in una centrale nucleare.

Il disastro avvenne il 26 Aprile 1986 alle 13:23 ora locale presso una centrale nucleare situata in Ucraina (all’epoca ancora parte dell’URSS). A causa di gravi errori del personale, sia tecnico che dirigente, una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore, contaminando pesantemente il territorio.

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L’impatto del disastro di Chernobyl su flora, fauna e popolazione è stato catastrofico.

A 30 anni di distanza, ancora oggi sono più le domande senza risposta rispetto alle certezze sulle conseguenze di quanto accadde nell’allora Unione Sovietica. L’esempio più concreto riguarda l’impossibilità di stabilire un bilancio delle vittime certo ed univoco.

Nessun conteggio tiene conto delle vittime indirette, delle persone che ancora oggi, vivendo nelle zone contaminate e consumando prodotti contaminati, si possono ammalare ed eventualmente morire. Ancora oggi c‘è una popolazione che vive nelle zone contaminate.

La situazione medica è pessima. Ci sono solo delle piccole cliniche di campagna che, a parte un po’ di aspirina e delle siringhe con medicinali da usare in caso di crisi cardiaca, non hanno assolutamente nulla. E soprattutto per la cura del cancro non c‘è assolutamente nulla. Le popolazioni locali nella stragrande maggioranza dei casi sono semplicemente abbandonate a sè stesse.

Il diavolo nel reattore di Chernobyl brucia ancora, il sarcofago costruito in condizioni estreme 30 anni fa si sta disintegrando. Il nuovo arco di acciaio costato miliardi che lo sostituirà sarà pronto entro 2 anni e proteggerà l’europa per altri 70.

Jadwiga Bronte è una fotografa e documentarista polacca ha scritto un libro documentario sulla vita delle persone disabili e delle vittime di Chernobyl che vivono in istituzioni governative denominate internats.

La scrittice racconta in un coraggioso reportage le storie di bambini, in Bielorussia, orribilmente trascurati e abbandonati, nati con deficienze mentali e fisiche a causa di quel tragico incidente. Nel suo viaggio l’autrice scopre che negli internats non c’erano solo le vittime di Chernobyl.

Gli internats, infatti, ospitano chiunque sia stato rifiutato dalla famiglia perché affetto da disabilità: “Letteralmente chiunque sia considerato dal governo bielorusso come diverso può essere rimosso dalla società e rinchiuso”. Insomma, sono rinchiuse persone innocenti, che vengono rifiutate dalla società senza avere nessuna colpa. Secondo la scrittrice, un gene mutato passa attraverso le generazioni

Nel paese non vi è la libertà di stampa, ed è proprio per questo che la Bronte ha realizzato questo reportage.

La scrittrice dichiara:” attraverso il mio lavoro voglio dimostrare che le persone disabili sono in grado di studiare, lavorare, costruire relazioni durature e contribuire alla società.

Ecco alcune foto del reportage

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