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Disastro in Puglia, Cantone: “Collegamento con la corruzione”

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“Sono stato io ad alzare quella paletta. Ho dato il via. Adesso mi buttano tutti la croce addosso, ma non è stata solo colpa mia”. Queste le poche parole che arrivano da Vito Piccarreta, capostazione di Andria, ora indagato per lo scontro tra i due treni in Puglia che ha causato 23 morti. Chi lo conosce lo descrive come sconvolto: “Non mangia, non dorme, continua a pensare a quell’istante che ha cambiato per sempre la sua vita”, racconta un’amica.

“E’ schiacciato dal peso di tutta quella gente morta in un modo orribile – prosegue la donna, come racconta il “Corriere della Sera” -. Ha sempre fatto il suo lavoro con coscienza, lasciatelo stare”. “E’ una persona garbata e perbene, padre di famiglia e marito affettuoso, non un pazzo, ma un serio lavoratore”, gli fa eco un altro conoscente.

“Siamo vittime anche noi – ha detto invece la moglie, Giuseppina Piccarreta -. Soffriamo con quelle famiglie che hanno perduto i loro cari. Non può cascare tutto sulle nostre spalle”. Ieri pomeriggio Vito Piccarreta è stato sospeso dall’incarico, ieri sera è stato iscritto nel registro degli indagati. Anche la figlia Vanna ora è arrivata al suo capezzale. Non c’è il rischio di farne un capro espiatorio?

È come se il procuratore capo Francesco Giannella si aspettasse questa domanda. Sta entrando nel magnifico Palazzo di Giustizia di Trani, fra il mare e la cattedrale, e risponde: «Non succederà. Non ci fermeremo ai dati evidenti, alle soluzioni semplicistiche. Cercheremo tutte le responsabilità, anche quelle di natura diversa».

Sulla strage pugliese è intervenuto anche Raffaele Cantone, il presidente dell’Anticorruzione: “Il disastro ferroviario evidenzia purtroppo un oggettivo collegamento con la corruzione”, ha detto il magistrato, sottolineando che l’incidente “è frutto probabilmente di un errore umano, ma anche conseguenza di un problema atavico del nostro Paese di mettere in campo infrastrutture adeguate ed una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione”.

La procura di Trani mette il primo tassello nell’indagine sulla strage ferroviaria nelle campagne pugliesi e iscrive i alcuni nominativi nel registro degli indagati. Quel treno non doveva partire dalla stazione di Andria.