“Il documentario “Essere Gigione” ha ottenuto l’interesse culturale da parte del Mibact. È un passo irrilevante per l’umanità, ma una conquista significativa per chi ha deciso di supportarmi in questa folle avventura”. L’annuncio via facebook – ripreso dal Corriere del Mezzogiorno – è di Valerio Vestoso, 28enne regista del docufilm sulla vita e la carriera del mattatore delle piazze del Sud e del Centro: il ministero dei Beni culturali guidato da Dario Franceschini ha accordato alla pellicola il blasone di ‘interesse culturale’, di solito riservato a opere d’inchiesta o di denuncia. Stavolta, invece, tocca a Gigione, all’anagrafe Luigi Ciaravola, originario di Boscoreale da trent’anni protagonista delle feste nelle piazze dei paesini delle province più recondite, con un successo assolutamente trasversale.
Valerio Vestoso il fenomeno dal punto di vista sociologico. Da qui, probabilmente, la decisione del Mibac. La ricerca parte da un quesito di fondo: nonostante una serie di titoli e dischi piuttosto trash perché Gigione riscuote tanto successo da così tanti anni? Il regista attraversa le regioni dove insieme al figlio Donatello il cantante spopola: in Campania, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Calabria. Territori interni, paesini spesso sconosciuti ai più, ma non a Gigione.