FORCELLA BEACH

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FORCELLA BEACH

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Nei vicoli infuocati del centro antico a Napoli spuntano a decine le piscinette gonfiabili: è il mare dei più poveri, ci si tuffa tutta

la famiglia. Gli adolescenti si rifugiano nei freschissimi megastore di abbigliamento, altri sciamano verso il mare e si bagnano

incuranti dei divieti. Frittata di maccheroni, ombrelloni e sdraio. Per gli anziani nei bassi, aria condizionata a tutto spiano

 

di Antonio Menna

In tre non fanno vent’anni. Il più alto si mette davanti, il più basso dietro, al centro quello massiccio. Sulle loro teste, un canotto appena gonfiato. Sono in costume e ciabatte. Scendono così, nel cuore di Napoli, verso il mare. Attraversano un intero vicolo dei Quartieri Spagnoli, fanno un pezzo di via Toledo. La gente gli fa strada divertita. I bambini con il canotto in testa attraversano piazza del Plebiscito, sotto gli occhi increduli dei soldati di guardia, scendono verso Santa Lucia, scavalcano il parapetto e dopo due salti sugli scogli, lanciano il canotto a mare e loro dietro. Felici.

Basta poco, che ce vo’?

Funzionano così le vacanze dei poveri ma belli dei vichi di Napoli. Mica tutti possono permettersi settimane all inclusive nei villaggi vacanze. O viaggi all’estero. O mete gettonate. Dal Pallonetto, dai Quartieri, dai vicoli di Rua Catalana, da tutte le intersezioni popolari del centro di Napoli, che, a differenza di altre metropoli, non ha espulso il popolo verso le periferie, lo tiene in grembo in quel miscuglio di classi e di comportamenti che fa il bello e il brutto della città; dalla pancia piena di Napoli, l’antidoto alla calura è il mare sotto casa, quello che ci bagna ancora. Nessuna paura dei divieti. Figuriamoci. E nemmeno dell’inquinamento.

 “Ma quando mai, quella è tutta propaganda per fare arricchire i lidi”, dice Agnese, mamma di 4 figli tutti compressi in un basso dietro vico Tiratoio. “Il mare sempre quello è, che cambia con Posillipo?”. Alla Colonna spezzata, che oggi è il monumento a Belen, dopo che uno sponsor l’ha bardata per ristrutturarla con la sua immagine pubblicitaria, c’è un mozzico di spiaggia dove il bagnante di città piazza anche l’ombrellone e le sdraio. Seduta, la nonna, che la mattina spalma nutella sulle fette di pane, a pranzo taglia e distribuisce la frittata di maccheroni, verso le diciassette squarta un’anguria e la serve a chiunque: figli, nipoti, vicini di ombrellone. In mare, sguazzano i bambini, incuranti di buste di plastiche, lattine, bottiglie di vetro e un colore marrone tutt’altro che invitante. Bagnano solo i piedi, invece, gli adulti, a cui il caldo non dà tregua ma con le zampe a mollo si può stare. Passa così tutta la domenica d’agosto, come fosse una festa. Senza spendere un centesimo. Al massimo, risalendo ai Quartieri, lo zio generoso prende dieci euro e compra i gelati per tutti. In fondo, è estate.

Nei vicoli più lontani dal mare ci si attrezza diversamente. L’obiettivo è sempre l’acqua. Ma basta gonfiare una piscina e piazzarla dove c’è spazio. A Forcella, ne spuntano sulla strada, nei vicoli interni ai due decumani. Bambini in costume che saltano in queste piscinette improvvisate sotto gli occhi allegri delle mamme, che ogni tanto devono spostare la sdraio per far circolare le auto. “Ci stringiamo un poco e ci stiamo tutti quanti”, commenta la signora. “Quelli sono piccirilli, devo fare l’estate pure loro”. Un neonato porta addirittura i braccioli da nuoto. Manco potesse annegare in due dita di acqua.

Se potessero, qui scaricherebbero anche qualche camion di sabbia, pur di replicare una spiaggia. Peccato che non ci abbia pensato il Comune. A Parigi hanno fatto le spiagge artificiali sulla Senna. A Napoli potrebbero farle nei vicoli. Vuoi mettere, il piacere di camminare nella rena?

Se i bambini vogliono acqua, gli anziani, invece, chiedono fresco. Ma qui la svolta è l’aria condizionata. Da quando sono crollati i prezzi, non c’è un basso che non monti all’esterno un motore. La parabola e il motore dell’aria condizionata. E’ questo il nuovo panorama urbano dei vicoli di Napoli. Un tempo, per trovare tregua nei giorni di afa, gli anziani dei bassi prendevano le sedie buone del salotto e le mettevano per strada. Spostavano la casa all’aria aperta e si viveva sempre lì, in mezzo alla via. Qualcuno, su una sdraio accogliente, per ripararsi dal caldo, ci passava pure la notte. Oggi, invece, vedi i bassi sigillati e nessuno per strada. In compenso, i motori sibilano e i tubi gocciolano per strada tenendo il vicolo sempre bagnato, manco avesse appena piovuto.

L’ultima spiaggia – è proprio il caso di dirlo – per adolescenti e ragazzini afflitti dal caldo nei vicoli dei Quartieri sono, invece, i negozi di via Toledo. Zara, Alcott, H&M hanno una temperatura interna inferiore ai venti gradi. Basta passarci fuori per rinfrescarsi. Ma i ragazzini dei Quartieri non si accontentano. Li vedi ad un certo punto scendere in branco e fiondarsi nei negozi. Qui fingono di girare, guardare, scegliere, misurare. In realtà vogliono solo passare due ore al fresco. E’ la loro estate. L’estate povera di chi rimane in città.

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