Gare truccate dalla camorra, tutti i giocatori coinvolti. Ecco il racconto del boss

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Gare truccate dalla camorra, tutti i giocatori coinvolti. Ecco il racconto del boss

Aveva indosso una “bolletta” da 10mila euro, puntati sulla vittoria dell’Avellino, quando è stato arrestato insieme ad Antonio Accurso, allora reggente del clan della Vanella Grassi. Sarà stata probabilmente quella giocata “anomala” trovata nella tasca del jeans di Salvatore Russo, detto Geremia, fedelissimo dei fratelli Accurso, a insospettire i carabinieri che la sera del 24 maggio del 2014 arrestarono i due lungo corso Secondigliano a Napoli per il loro coinvolgimento nel duplice efferato omicidio dei fratelli Matuozzo, uccisi il 29 agosto del 2013.

Quando avvenne il blitz dei carabinieri, Antonio Accurso e Geremia (l’altro Accurso, Umberto, pochi giorni prima iniziò la latitanza terminata solo lo scorso 11 maggio 2016) erano scesi per festeggiare il successo della seconda partita combinata in pochi giorni. 

E’ quanto emerge nelle oltre duecento pagine dell’ordinanza, firmata dal gip Ludovica Mancini, che ha portato oggi all’arresto di 10 persone (sette in carcere e tre ai domiciliari) ritenute responsabili a vario titolo di aver partecipato all’associazione di tipo mafioso della “Vanella Grassi”, operante nei quartieri a nord di Napoli.
Le accuse vanno dal traffico di stupefacenti all’aver alterato il risultato di partite di calcio professionistico a favore della stessa organizzazione. Le indagini, condotte dal pm Maurizio De IzzoFalco, e coordinate da Filippo Beatrice, procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale antimafia, hanno coinvolto Armando Izzo, giocatore napoletano del Genoa e nel giro della Nazionale. Quest’ultimo, 24 anni, è il nipote di Salvatore Petriccione, considerato dagli investigatori il fondatore del clan di via Vanella Grassi, detenuto dal 2008.

Nelle indagini sulle due partite truccate (Modena-Avellino del 17 marzo 2014, terminata con la vittoria degli emiliani per 1-0; Avellino-Reggina del 24 maggio, terminata con la vittoria degli irpini per 3-0), sono risultate decisive le dichiarazioni del boss Antonio Accurso, oggi collaboratore di giustizia. 

PINI LUCA
PINI LUCA

Nelle sue dichiarazioni Accurso indica i soggetti che sono entrati in contatto diretto con esponenti della Vanella Grassi a partire dai difensori Armando Izzo e Fabio Pisacane, continuando poi con l’ex calciatore delle giovanili irpine Luca Pini (inserito nell’ambiente grazie anche a una gioielleria di famiglia attraverso la quale vende orologi di lusso a giocatori e addetti ai lavori) e Francesco Millesi, centrocampista considerato uno dei leader dello spogliatoio. Quest’ultimo poi avrebbe contattato altri due giocatori per ottenere i risultati sui quali il clan ha poi scommesso: si tratta del difensore Maurizio Peccarisi (che avrebbe accettato) e  il portiere Andrea Seculin (che avrebbe rifiutato).
Seculin e Pisacane non risultano indagati. I due, insieme all’allora tecnico degli irpini Massimo Rastelli, sono stati ascoltati lo scorso anno dalla magistratura.

Queste le dichiarazioni di Accurso: 

Un giocatore dell’Avellino, e prima ancora della Triestina, Armando Izzo è un nostro parente, essendo nipote di Salvatore Petriccione. Già quando militava nella Triestina, vi fu un abbozzo di combine in cui mio fratello ACCURSO UMBERTO accompagnato da PACCIARELLI MARIO, andarono a Trieste sapendo che la società non pagava gli stipendi ai giocatori per vedere se si poteva far qualcosa, ma senza risultato. A marzo-aprile del 2014, si presentarono da noi ARMANDO IZZO ed un certo PISACANE, anche lui giocatore dell’Avellino, famoso per aver rinunciato a 50mila euro per vendersi una partita, cosa che divenne pubblica e che portò il presidente della FIFA Blatter a conferirgli un premio. ARMANDO IZZO e PISACANE incontrarono me, mio fratello ed ANGRISANO GAETANO. Io li stimolai per sapere se vi era la possibilità di combinare qualche partita dell’AVELLINO, anche se era già il girone di ritorno inoltrato. Entrambi dissero che era molto difficile coinvolgere tutta la squadra dell’Avellino; allora, poiché si trattava di due difensori titolari, chiesi loro se era possibile subire solo un gol, sul quale potere scommettere e costoro mi risposero così: PISACANE si rifiutò dicendo che lui queste cose non le faceva ed era stato anche premiato per il suo comportamento sportivo. IZZO si mostrò più disponibile, ma non lo fece davanti al PISACANE.

La trattativa saltò poi “grazie” all’amicizia tra Salvatore Russo, detto Geremia, e l’ex calciatore delle giovanili Luca Pini, la cui famiglia è della 167 di Secondigliano. Pini era riuscito ad agganciare direttamente Millesi, uno dei leader dello spogliatoio con un peso e un’influenza più incisiva rispetto al giovane Izzo. 

“MILLESI, – continua Accurso – voleva parlare con noi della Vinella Grassi. Il primo incontro fu alla vigilia della partita CESENA-AVELLINO, e si tenne presso un ristorante di Pozzuoli, tra LUCA PINI, MILLESI, GEREMIA e mio fratello, ma non si concluse nulla. Vi fu un altro incontro alla vigilia di AVELLINO-TRAPANI e sempre non si concluse nulla, non so di preciso perché, anzi posso dire che forse mio fratello era un po’ timido nel dire apertamente quanto volessero per vendersi la partita. Ci fu poi un terzo incontro, il 14 maggio 2014, giorno della finale di Europa League tra il Benfica – Siviglia, in una trattoria di Casoria dove MILLESI mi disse chiaramente che CASTALDO ed altri giocatori che avevano il suo stesso procuratore facevano quello che lui diceva; io gli dissi che noi avevamo IZZO che era disponibile e MILLESI mi disse allora che l’unico da convincere era il portiere, SECULIN, in prestito dal Chievo o dall’Hellas Verona. LUCA PINI fece venire anche ARMANDO IZZO sul posto, valutammo la quota della partita e mi chiesero quanto potevo dare in contanti per ‘compromettere’ la partita successiva, MODENA – AVELLINO, che si sarebbe giocata il 17 maggio 2014. Io offro duecentomila euro, in base alla quota, che era alla pari; la sera successiva gli mando, tramite LUCA PINI, 150mila euro. Il venerdì mattina e comunque prima della partenza della squadra per Modena venni a sapere da LUCA PINI, che mi mostrò i relativi sms del MILLESI, che avevano problemi a convincere il portiere. Allora PINI si accinse ad andare a riprendere i 150mila euro ed io feci la controproposta di sapere se almeno poteva l’AVELLINO, subire un gol dal MODENA; MILLESI, che era già in ritiro, fece arrivare la risposta via sms sul cellulare del PINI, che si poteva fare. Sul GOL CASA in MODENA AVELLINO noi della Vinella scommettemmo dunque circa 400mila euro vincendone 60mila euro. Vi fu anche una complicazione, dovuta al fatto che l’allenatore dell’AVELLINO RASTELLI, contrariamente a quanto avvenuto nella riunione tecnica, non schierò in difesa ARMANDO IZZO; noi ci allarmammo e mandammo una serie di sms al MILLESI tramite il solito LUCA PINI. Il primo tempo finì 0 – 0 ma nell’intervallo MILLESI negli spogliatoi parlò con PECCARISI e subito all’inizio del secondo tempo l’AVELLINO passa in svantaggio e dalle immagini è evidente la responsabilità del PECCARISI sul gol subito. Tra l’altro, le stesse immagini SKY fanno vedere come il colloquio alla fine del primo tempo tra MILLESI ed IZZO vi sia stato.

I PREMI – La gara fruttò per i giocatori coinvolti dell’Avellino 30mila euro in contanti che – secondo le dichiarazioni del pentito Accurso – vennero così suddivisi: “MILLESI prese 6mila euro, altri 6mila andarono a IZZO, 3000 a PINI LUCA, e 15MILA a PECCARISI. IZZO se ne lamentò pure, dicendo che la prossima volta avremmo dovuto dare a lui la quota che gli spettava. Io gli dissi di non preoccuparsi”.

AVELLINO-REGGINA – “Nella settimana successiva ci incontrammo di nuovo alla trattoria di Casoria, quindi è il 21 o 22 maggio, mio fratello si era appena dato latitante per la condanna per l’omicidio FAIELLO, eravamo io, IZZO, MILLESI, PINI e GEREMIA. La partita successiva era AVELLINO-REGGINA e MILLESI si offrì subito, per 50mila euro, di intervenire con quelli della REGGINA per garantire la vittoria dell’AVELLINO. Gli mandammo subito 50mila euro per il tramite di LUCA PINI e la domenica mattina MILLESI mandò il solito sms a PINI che disse a GEREMIA che potevamo giocarci 1 fisso sulla vittoria dell’AVELLINO. Scommettemmo circa 400mila euro, la partita finì 3–0 per l’AVELLINO e guadagnammo 60mila euro, anzi 110 mila sulle scommesse da cui andavano dedotti i 50mila già dati al MILLESI. La sera stessa io venni arrestato e LUCA PINI era in mia compagnia. La divisione di questi utili avvenne così; 30mila euro a me, ma mia moglie mi disse che si era persa una bolletta, 30mila a mio fratello, che poi divennero come per me 24mila, 30mila euro agli altri membri del clan.

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