Il colpo di stato in Turchia, che è tra l’altro fallito dopo poche ore, sta iniziando ad avere le sue negative conseguenze. A quanto pare il predicatore, attualmente in esilio, Fethullah Gulen, sarebbe stato accusato da Ankara di aver istigato il golpe (tra l’altro fallito).
Il predicatore, dal canto suo, avrebbe negato, tramite un’intervista al New York Times, un suo qualsiasi coinvolgimento nelle vicenda suggerendo invece che lo stesso presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, potrebbe addirittura aver orchestrato il colpo di stato. Si tratta di un accusa pesante.
Settantacinque anni, Gulen è il nemico giurato di Erdogan. Attualmente vive recluso nel Nord-est degli Stati uniti dal 1999 e non concede quasi mai interviste. Ecco, invece, quanto ha rilasciato presso il New York Times: “Ignoro chi potrebbero essere i miei partigiani e dato che non li conosco non posso esprimermi su una loro possibile implicazione”. Avrebbe spiegato Gulen. “Tutto ciò potrebbe essere stato organizzato dall’opposizione o dai nazionalisti. Vivo lontano dalla Turchia da 30 anni e non sono stato io”.
Non ci sta a subire queste accuse gratuite. “In quanto credente non possono accusare senza prove ma alcuni leader organizzano dei falsi attentati suicidi per rafforzare il loro potere, e questa gente ha questo tipo di scenario in testa”, ha concluso in maniera dura Gulen. Il Segretario di stato americano John Kerry ha assicurato che Washington aiuterà Ankara ad indagare sul golpe e ha invitato il governo turco a fornire prove dell’eventuale implicazione di Gulen.