“Invito i politici italiani ed europei che vogliono alzare i muri a venire qui a comprendere parlando con i lampedusani, il prefetto, le forze di polizia, i medici, i militari, i soccorritori, i volontari. Li sfido a guardare negli occhi donne, uomini e bambini tremanti che hanno subito violenze indicibili e visto i propri cari morire: li sfido a chiamarli invasori…». Così il presidente del Senato Pietro Grasso in un’intervista con Avvenire traccia la linea di demarcazione fra l’Unione attuale, in preda a una crisi identitaria e di valori, e la speranza di ciò che potrebbe essere: “O siamo capaci di essere europei sin dal primo attimo in cui una persona in difficoltà bussa alla nostra porta, o siamo destinati ad un rapido declino, geopolitico e morale…”, ammonisce Grasso.
Per il presidente del Senato “primo ostacolo è il ritardo con cui l’Europa ha capito che questo è un fenomeno di lunga durata, non un’emergenza temporanea: per anni, ha guardato alle crisi alle nostre frontiere meridionali come a problemi passeggeri e periferici, mentre serve una strategia lungimirante per il Mediterraneo. Il secondo intoppo è dovuto alle modalità di funzionamento della ricollocazione. Molti Paesi si dicono disposti ad accogliere una certa quota di profughi, ma in concreto pongono mille condizioni e ostacoli e rigettano molte proposte: così è impossibile per i migranti sapere la propria destinazione in anticipo e soddisfare il comprensibile desiderio di riunirsi ai propri familiari già in Europa. Servono, insomma, nuove norme e insieme più solidarietà”.