Si è tenuta ieri sera, domenica 7 agosto 2016, presso l’Ecstasy di Corso Vittorio Colonna ad Ischia (Napoli), la presentazione del libro del giornalista Toni Iavarone “Il rapimento del campione – Il Napoli, i terroristi e il fuoriclasse sequestrato” (Edizioni Minerva). Insieme all’autore sono stati presenti all’incontro, moderato dal direttore di Retenews24 – Lorenzo Crea – l’ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino; l’attore Gino Rivieccio e il giornalista Valter De Maggio.
A parlarci del libro è lo stesso autore che ci racconta il proprio esordio nel genere del romanzo.
Il nome del protagonista – il giornalista Tino Rovani – sembra quasi l’anagramma del nome dell’autore. Quanto c’è di autobiografico nel suo primo thriller?
In realtà di libera ispirazione c’è solo la scrivania che ho lasciato a Il Mattino e i riferimenti al mio percorso giornalistico, ma non c’è nulla di autobiografico non essendomi occupato, se non nei primi anni della mia carriera, di cronaca giudziaria.
Tuttavia emerge nell’opera l’esperienza del giornalista “di razza”…
E’ chiaro che un autore quando si cimenta con la narrativa è sempre ancorato ai propri “ferri del mestiere”, senza staccarsi completamente dalla realtà e dall’esperienza di quel giornalismo d’inchiesta che, forse, oggi non c’è più. Ma di biografico c’è poco.
C’è però nel libro, il racconto di un mestiere e di un modo di esercitare una professione che, nel tempo, è molto cambiato?
In effetti il libro è anche una sorta di amarcord di un pezzo di mestiere che è cambiato. Oggi ci cibiamo di uffici stampa e comunicazioni, mentre un tempo bisognava restare in strada e consumare le suole delle scarpe.
Un modo di fare giornalismo che aiuta il protagonista del libro…
Sì, questo modo di operare di Tino Rovani permette di scoprire dei fatti che lo aiutano, sia nella propria professione sia a scoprire dei fatti utili per l’indagine. Ma questo aspetto è solo, per certi versi, il pretesto attraverso il quale il protagonista si muove e non vuole certo essere una lezione di giornalismo.
In effetti, volendo iscrivere il libro in una categoria, non si può non considerare l’opera un vero e proprio thriller. Da dove nasce la scelta di esordire nel genere del romanzo?
Avevo già scritto per questo editore un saggio, a quattro mani con l’ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino, sulla vita di Achille Lauro e mi è stato proposto di arricchire la collana di narrativa e così è nata l’idea di questo libro.
In copertina c’è un esplicito riferimento al calciatore del Napoli più forte di tutti i tempi. Quanto c’è del Pibe de Oro?
Il mio è un “Simil-Diego”. Avendo io una sorta di venerazione per il numero 10, non avrei voluto coinvolgere, nominandolo, il mio idolo in una storia come quella trattata nel libro.
La trama, in effetti, è incentrata sul rapimento del fortissimo numero 10 e sui tentativi del cronista di scoprire la verità che vi è dietro l’atto criminale. Una verità nella quale sono coinvolti anche il presidente del Comitato olimpico e una setta religiosa che vorrebbe tagliare il magico piede sinistro di Pedro.
Un thriller in piena regola tutto da scoprire.