Aumenta di anno in anno, se non di mese in mese, il numero dei cosiddetti ‘pentiti dell’euro’; ossia coloro che hanno sostenuto, quando non direttamente promosso, la nascita della moneta unica e che, 15 anni dopo la sua entrata in vigore, iniziano a ricredersi. Un contingente fatto di politici, economisti, accademici di diversi orientamenti politico-culturali che prendono ora le distanze, pur senza arrivare a sostenerne lo smantellamento, dall’impalcatura economica dell’Eurozona. Prende invece corpo l’ipotesi di un doppio Euro, una moneta a due velocità per rendere sostenibile il sistema nelle diverse aree del continente.
Su queste pagine abbiamo più volte riportato i pareri in merito di noti economisti, a partire dal Nobel Josiph Stiglitz che parla apertamente di “Euro tecnicamente fallito per colpa della Germania” e della necessità di adottare un “euro flessibile, con due monete per Nord e Sud, l’unica risposta per salvare il progetto Europa”. L’accusa di germanicentrismo è anche nelle parole del saggista Roberto Sommella, intervistato da LiberoQuotidiano, che ha preso di mira lo strapotere di Berlino e soprattutto le regole sulla finanza pubblica, troppo rigide in una fase di crisi e recessione che avrebbe bisogno di flessibilità per dare fiato alla ripresa economica.
Altro pentito di rilievo è Amartya Sen: “Sono stato contrario all’euro per motivi di tempistica. L’unione monetaria avrebbe dovuto essere adottata dopo l’unione fiscale e politica e non prima di questa. Saltando lo scalino, invece, gli Stati ancora nazionali hanno perso il controllo sulla propria politica monetaria”. Più drastico Olivier Blanchard: a giudizio dell’ex capo economista del Fondo monetario internazionale, nemmeno l’unione fiscale e una istituzione politica con più poteri sarebbero in grado di risolvere i problemi della moneta unica.
Anche il ministro olandese e commissario Ue dal 1999 al 2004 Frits Bolkestein aspinge per rivedere l’impalcatura introducendo un euro a due velocità: “I paesi in crisi si sono preoccupati molto di più della redistribuzione degli aiuti europei che di promuovere la loro competitività: il patto di stabilità è fallito”.
La voce nettamente più critica è quella di Oskar Lafontaine, dirigente socialista tedesco nonché uno dei fondatori dell’area euro, da ministro delle finanze della Germania. Recentemente Lafontaine è stato tranchant scrivendo che “è necessario abbandonare l’euro, tornare in maniera ordinata alle monete nazionali e realizzare un sistema flessibile e concordato di cambi in Europa”. Lafontaine, come risulta da un articolo pubblicato sulla rivista Micromega, vorrebbe che i paesi più deboli possano svalutare per riguadagnare competitività di fronte alla potenza dominante tedesca e quindi tornare a crescere.
Antonella Bianco