Ecco la nuova frontiera del futuro: un avatar per i paraplegici. Quando la tecnologia sposa la medicina. Dopo anni di studi e sperimentazioni, finalmente un futuro più roseo è possibile. Mai più in carrozzella. Certo c’è ancora tanto da fare, ma i primi risultati sono straordinari. Come riportato su Repubblica: “L’annuncio è stato dato da Miguel Nicolelis, specialista in neuroscienze della Duke University del North Carolina (Usa): alcuni paraplegici, costretti in carrozzina da anni, hanno recuperato la sensibilità e il controllo parziali delle gambe grazie a quello che viene annunciato come un trattamento innovativo di “rieducazione cerebrale e fisica”. L’esito senza precedenti dello studio, condotto dall’equipe di ricercatori guidata da Nicolelis come parte del progetto ‘Walk Again’ a San Paolo del Brasile, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports e ricorda più le geniali anticipazioni di Philip Dick che gli usuali contesti della ricerca medica.
Gli otto pazienti – sei uomini e due donne – sottoposti al trattamento, paralizzati da tanti anni dalla vita in giù, hanno recuperato parzialmente il senso del tatto, la sensazione del dolore, in alcuni casi il controllo della vescica e qualche movimento dopo un anno di riabilitazione ‘hi-tech’ grazie a quello che Nicolelis ha definito un “interfaccia cervello-macchina” e un collegamento tra loro e un avatar realizzato senza il ricorso a chip, elettrodi o altri stimolatori nel corpo. In sostanza, è come se il loro sistema nervoso sia stato riprogrammato da questa riabilitazione ultratecnologica e i pochi nervi rimasti intatti dopo l’incidente siano riusciti a risvegliarsi e a ricevere gli stimoli del cervello, consentendo il ripristino parziale di funzioni motorie e tattili.
[post-correlato]
Una delle partecipanti, la ‘paziente 1’ è una donna di 32 anni, paralizzata da 13: è quella che ha giovato dei miglioramenti più drammatici. All’inizio della sperimentazione, non era in grado di stare in piedi usando delle stampelle, ma nel corso dello studio è riuscita a camminare con un girello, le stampelle e l’aiuto di un terapeuta. A 13 mesi dall’inizio del test è riuscita a muovere le gambe volontariamente”.