L’Italia ha un problema di mancanza di infermieri, senza i quali diventa peraltro sempre più difficile assicurare i corretti livelli prestazionali nel servizio sanitario. Ne mancano almeno 47mila. Si calcola che Campania, Lazio e Calabria da sole ne abbiano 5.439 in meno, il 72,5% del totale. Inoltre manca il ricambio generazionale, con infermieri ormai in là con l’età costretti sempre di più a fare lavori che sarebbero adatti ai più giovani.
“Alla vigilia della nuova stagione contrattuale – spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi – questi dati dovrebbero far ragionare sia il legislatore che le Regioni ed essere utili come base di trattativa per i sindacati. La carenza è evidente, così come lo è la situazione difficile a livello generale, ma sicuramente a rischio nelle Regioni in piano di rientro che rappresentano ormai a livello di popolazione oltre il 47% dei cittadini italiani. Il nostro compito è di tutela della professione perché mantenga la sua dignità e soprattutto dei pazienti che si affidano a noi: sapere con cosa abbiamo a che fare è un buon inizio”.
I problemi non mancano anche per coloro che già svolgono l’attività infermieristica. Si parla di retribuzioni ridotte in valore assoluto nei cinque anni di 70 euro e di un ricorso sempre maggiore agli straordinari e di turni massacranti.
Le conseguenze, è bene sottolinearlo, si riflettono anche e soprattutto sui pazienti e sul livello di assistenza agli stessi. Se i pazienti per infermiere scendono numericamente da 10 a 6, infatti, la mortalità si riduce del 20%. In Italia la proporzione media nazionale è di 12 pazienti per infermiere.