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Lavoro ko: flop del Jobs Act, contributi finiti, licenziamenti a raffica

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La Riforma del lavoro ddi Renzi giunge al traguardo: niente soldi alle imprese. Ecco i dati del ministero del lavoro

Lavoro ko: flop del Jobs Act, contributi finiti, licenziamenti a raffica. La Riforma del lavoro ddi Renzi giunge al traguardo: niente soldi alle imprese. Ecco i dati del ministero del lavoro. Il mercato del lavoro sembra essere ancora più caotico che mai. Ciò che sin’ora ha fatto respirare l’Italia erano i soldi promessi alle aziende per i nuovi assunti, questi erano il doping, ma il doping è finito e l’Italia versa nelle stesse se non peggiori condizioni di prima. Come riportato da Affari Italiani: “Il doping erano i soldi che il governo ha stanziato a favore delle imprese che assumevano giovani per pagare una parte dei contributi previdenziali e assicurativi. Una droga monetaria che ha fatto emergere base imponibile consentendo a chi aveva lavoratori in nero di regolarizzarli dato che il costo della messa in regola era a carico dello Stato. Nuovi occupati veri pochi e quando è stato sistemato questo aspetto e andato a farsi benedire il jackpot statale, i dati sono tornati a essere un bagno di sangue nel mondo del lavoro.

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 Il ministero del Lavoro certifica dati flop che condannano il Jobs Act. Cresce il numero di licenziamenti e cala quello quello dei contratti stabili. I dati sono chiari emergono dalle comunicazioni obbligatorie del ministero. Nel secondo trimestre del 2016 si sono registrati 221.186 licenziamenti, 15.264 in più rispetto allo stesso trimestre 2015 (+7,4%): 11.012 hanno riguardato gli uomini e 4.252 le donne.Scendono contratti di collaborazione, assunzioni a tempo determinato, in misura maggiore per le donne meno per gli uomini. La riduzione di nuove attivazioni va a braccetto con una stabilizzazione dei contratti in corso. Nel secondo trimestre 2016, 84.334 trasformazioni: 62.705 da tempo determinato a tempo indeterminato e 21.629 da apprendistato a tempo indeterminato. La riduzione ha interessato in misura maggiore le donne: si contano 197.315 unità, le cessazioni maschili scendono invece di quasi 115 mila unità”.