CHIUDI
TEMI PRINCIPALI
martedì, 10 luglio 2018

Impeachment. Il primo partito italiano chiede la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. Lo dico subito, trovo questa accusa gravissima.
So bene che un giornale come Retenews24 potrebbe trarre giovamento dal sostegno alla ondata di like e post di sostegno a questa campagna dei 5 Stelle (e in misura minore di Salvini fra poco vi dirò perché) contro Sergio Mattarella.
Ma è utile fare il riassunto delle puntate precedenti.
Innanzitutto il conferimento dell’incarico all’Avvocato Professor Conte era di per se un azzardo. L’assenza di una intesa fra di Maio e Salvini su un nome politico per Palazzo Chigi partorì il “topolino Conte” che nessuno aveva mai visto né sentito prima (se non per una intervista a Floris in campagna elettorale).
Tralascio l’increscioso episodio di un curriculum ritoccato in alcuni punti come denunciato dal New York Times, non il corriere dei piccoli. Ammettiamo che si sia trattato di un errore innocente. Il tema è che un Presidente del Consiglio che non ha partecipato alla stesura del contratto di Governo e che era solo un portavoce dei voleri di Lega e 5 Stelle non poteva incontrare il favore del Capo dello Stato. Tuttavia Mattarella gli ha concesso il mandato rispettoso comunque della indicazione delle due forze politiche che hanno la maggioranza di questo Parlamento. A una condizione. Il rispetto dei trattati europei e l’assicurazione che il governo si sarebbe mosso nel solco della collaborazione con Bruxelles. Anche perché è bene ricordare che i nostri conti sono disastrosi e il minacciare l’uscita dall’Euro non fa altro che far impazzire spread e mercati. Che non sono roba da salotto ma riguardano i nostri risparmi e i mutui bancari delle nostre imprese e non solo. Conte rassicurò il Quirinale e gli italiani nelle sue prime dichiarazioni dopo aver ricevuto l’incarico. Tutto sembrava scorrere “liscio”. Ma ecco che Matteo Salvini si è imputato sul nome del Professor Savona al Tesoro. Un rispettabile economista che non fa mistero di immaginare una politica economica in deficit senza escludere di portare l’Italia fuori dalla area Euro. Tutto il contrario di ciò che Mattarella aveva, nel solco della Costituzione e dei patti internazionali, chiesto a Conte. La domanda è semplice. Poteva Mattarella accettare l’imposizione di un nome che oggettivamente andava contro il recinto entro il quale l’Italia si muove e si dovrà muovere per portare in salvo la sua economia? No. Il Presidente della Repubblica esercita secondo gli articoli 92 e 95 una funziona di controllo sulla tenuta dei conti e indica i Ministri. Napolitano chiese a Renzi di non nominare Gratteri alla Giustizia. Scalfaro chiese a Berlusconi di evitare quella di Previti. Ci sono altri casi analoghi. Perché dunque impuntarsi su Savona? La verità è che Salvini ha puntato e punta al voto anticipato. Per cannibalizzare Forza Italia e ridurre il distacco dal Movimento 5 Stelle. Tornare a trattare da una posizione di forza. Anche con Mattarella. Verso il quale mentre scrivo non muoverà la stessa accusa dei 5 Stelle. La strana coppia della politica italiana, Di Maio e Salvini, si propongono come i campioni della identità e del nome del popolo sovrano. Ma dimenticano di dire che queste due settimane di follia ci sono costati 200 miliardi di euro fra spread impazzito e crollo della borsa.
Insomma i populisti sanno come vincere le elezioni e su questo non ci piove.
Interpretano benissimo sentimenti e inquietudini del paese. Mentre i partiti di sistema sembrano del tutto inadeguati anche in queste ore alla drammaticità del momento.
Resta Mattarella come ultimo baluardo.
Prima del precipizio.

Lorenzo Crea