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Cultura

Luciano De Crescenso ricorda Bud Spencer

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Luciano De Crescenzo e Bud Spencer compagni di scuola.

Saluta con commozione Luciano il suo amico: “Ciao Carlo”

Ecco il grande De Crescenzo cosa scrive di Carlo Pedersoli nel suo libro “Caffè sospeso”

“Io nacqui al terzo piano di un palazzo con vista sul mare. Al primo piano del medesimo palazzo nacque invece il mio amico Carlo Pedersoli. Carlo era gigantesco. A tredici anni mi superava di almeno venti centimetri. Con lui accanto nessuno mi poteva toccare. Fummo compagni di scuola alle elementari e alle medie, poi la vita ci divise: io divenni ingegnere, e in seguito scrittore; lui, invece, prima campione di nuoto e poi attore. Oggi si chiama Bud Spencer.
Un paio di mesi fa ho incontrato Carlo all’hotel Vesuvio e gli ho proposto di andare a rivedere insieme il palazzo dove eravamo nati. Sennonché, per strada, siamo stati fermati da due scugnizzi del Pallonetto.
“Bud Spensèr, quanto sì bello!” disse uno dei due mettendo, come di regola a Napoli, l’accento sulla seconda “e” del cognome Spencer.
“Comme ce piacesse avè ‘nu pate comme a Bud Spencèr!”
E l’altro: “Te putimmo chiamà “papà”?”
Qui Carlo, che tutto è tranne quell’energumeno picchiatore che siamo abituati a vedere nei film, nel sentire due ragazzini che lo volevano chiamare “papà” stava lì lì per commuoversi quando il primo dei due gli disse: “Noi siamo orfani: nunn’o tenimmo o papà!”
Lacrime negli occhi di Carlo Pedersoli e cinquanta euro a testa ai due scugnizzi che forse tutto erano tranne che orfani”.

dal libro “Il caffè sospeso” di Luciano De Crescenzo

 

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