Partiranno oggi, come appreso da fonti della Commissione Europea, le lettere con le richieste di chiarimento sulle bozze di bilancio per almeno cinque o sei paesi, tra cui Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda, oltre ovviamente all’attesa lettera all’Italia. Per il Belpaese i dubbi della Commissione arrivano dal fronte delle entrate, troppe infatti le misure una-tantum, su quello delle uscite invece per il piano nazionale di salvaguardia antisismica, considerato strutturale e non emergenziale. Ok per le spese di ricostruzione locale e quelle per i migranti.
RENZI – Sul tema è già intervenuto il presidente del Consiglio Matteo Reni, che domenica ospite di “In 1/2”, su Raitre ha spiegato: “Non è importante, non è decisivo, lo 0,1% o questa legge di bilancio. L’elemento di discussione con l’Ue è il bilancio europeo dei prossimi anni, noi siamo impegnati in una battaglia storica perché il bilancio Ue tenga insieme diritti e doveri”. “Oggi – ha affermato il premier – l’Italia dà 20 mld di euro all’Ue, noi diciamo: almeno possiamo iniziare a far si che quelli che prendono soldi prendono anche i migranti?”.
PADOAN – Parole ancor più dure quelle pronunciate dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un’intervista a Repubblica in cui si leva “qualcuno dei tanti sassolini rimasti nelle scarpe” perché, dice, in molti “hanno guardato al dito più che alla luna, e la luna è una manovra con meno tasse e più attenzione alla crescita, in coerenza con quello che abbiamo già fatto negli anni passati”.
“L’Europa – è il monito del ministro – deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3 per cento del Pil per far fronte all’emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri, e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine”.
“Le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l’austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l’Italia con questa manovra può essere un modello per l’Europa”, dichiara Padoan, secondo cui l’1% di crescita nel 2017 è “una stima prudente”. “Oggi il problema non è dire sì o no all’Europa, ma dire sì a un’ Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova”.