A due giorni (24 giugno 2016) dalla direzione nazionale del pd che dovrebbe dare il via libera al commissariamento del Pd napoletano, dopo il risultato deludente alle elezioni comunali, tra i democratici campani c’è grande fermento. Dalle pagine retenews24 - il capogruppo in Consiglio regionale Mario Casillo aveva lanciato l’ipotesi di un commissariamento solamente di Napoli, lasciando al suo posto Venanzio Carpentieri per la federazione provinciale. Ipotesi bocciata dal collega Antonio Marciano, consigliere regionale del Pd e bassoliniano di ferro. A retenews24 Marciano definisce “l’idea di Casillo folle. Non può esistere una responsabilità politica per chilometri”. I vertici regionali e provinciali del Pd vanno azzerati. Tartaglione e Carpentieri avrebbero dovuto consegnare la lettera di dimissioni un minuto dopo l’esito elettorale. Per l’esponente democratico – “il voto alle Comunali segna una condizione di difficoltà non solo politica ma anche organizzativa del partito”. Cosa serve al pd insomma? Un commissario libero e autorevole che non arrivi per ricucire gli strappi tra le correnti ma che proceda all’azzeramento di tutto, salvando quanto c’è di buono nei circoli di Napoli e della provincia. E basta? Altro passaggio dovrà essere l’azzeramento del tesseramento. Serve un tesseramento nuovo che non si riduca a uno scontro tra correnti. Il degrado attuale del pd è figlio di quel tesseramento. Commissariamento breve? Un commissario a tempo che metta in campo poche ma necessarie operazioni chirurgiche. E poi il Pd deve recuperare il suo rapporto con la città. Capire a quale mondo intende parlare. Il fallimento elettorale a Napoli è figlio della vita politica del Pd in questi anni dove si sono alternativi cinque segretari e tre commissari ( con l’ultimo). Anche Gino Cimmino, eletto all’unanimità, fu soffocato dallo scontro tra correnti.