Catello Maresca è uno dei Magistrati di punta del Pool Anti Mafia di Napoli. Grazie alle sue indagini Michele Zagaria storico capo clan dei Casalesi è stato assicurato alla giustizia dopo anni di latitanza. Maresca è un uomo che non ha paura di assumere posizioni “impopolari” come quella su “Gomorra” e non ha mancato, nel corso del tempo. di sollevare dubbi su quella che viene definita l’ “Antimafia militante”.
L’ho incontrato a Ischia ospite del Global Fest dove ha presenziato in occasione della proiezione del docufilm “Senso di Marcia” di Duccio Giordano.
DOMANDA:
Dottor Maresca va fatta una riflessione su come è cambiata la camorra in questi anni: il primo esempio di clan imprenditoriale è quello dei Casalesi, che aveva un’ala stragista molto forte ma ha costruito le sue fortune su investimenti nel Mezzogiorno e agro-pontino. Lei è stato il grande protagonista della cattura di Michele Zagaria: a che punto siamo nella battaglia contro i clan dei Casalesi?
MARESCA:
Noi abbiamo avuto la fortuna di attraversare un periodo storico in cui l’aggressione giudiziaria è stata pesantissima. Se oggi dovessi fare una valutazione a freddo di quanto è stato fatto, dire che il clan dei Casalesi nella conformazione che siamo stati abituati a vedere nelle sentenze è finito, non esiste più.
DOMANDA:
Quanto meno decapitato…
MARESCA:
Quando tu decapiti una organizzazione criminale determini irrimediabilmente un mutamento. La mutazione legata agli investimenti e al rafforzamento del profilo imprenditoriale è stato uno degli effetti immediati. Questi signori nel passato hanno accumulato tanti soldi che hanno investito, i prestanome sono sempre legati alle fonti iniziali di reddito e quindi vanno aggrediti. Una fetta importante di questa aggressione la stiamo portando avanti ma son indagini complicate ed entrano in gioco interessi più forti con imprenditori e politici. Se i Casalesi si riorganizzeranno anche da un punto di vista militare e continueranno a fare quello che hanno fatto fino a 10 anni fa dovremo vedere, speriamo di no.
DOMANDA:
Voi magistrati siete in frontiera, però spesso siete a corto di uomini e mezzi.
MARESCA:
Questo è il vero punto dolente. In questo Stato siamo sempre abituati a vedere una reazione forte delle istituzione che arriva dopo situazioni o aggressioni eclatanti. Non credo che sia un caso che la fase finale della battaglia finale contro i Casalesi sia iniziata dopo la strage degli extracomunitari di Castel Volturno, che rappresentò un punto insopportabile. Purtroppo c’è la tendenza a normalizzare l’intervento quando questi fenomeni vengono meno. Questo, ritengo in prosecuzione del mio ruolo istituzionale, ho sentito il dovere di segnalare: “Attenti perché i Casalesi non sono finiti, le risorse devono ancora essere impiegate. C’è bisogno ancora di lavorare perché altrimenti si torna indietro e questo non possiamo permettercelo.
DOMANDA:
Lei ha avuto il merito e il coraggio di suscitare sulla stampa sull’analisi di “Gomorra”. Più che sulla legittimità della produzione, mi piaceva sottolineare il passaggio che ha fatto. Nella narrazione di “Gomorra” soltanto alla fine degli ultimi episodi della seconda serie noi vediamo apparire le macchine degli uomini delle forze dell’ordine. Questo non crea un problema di emulazione, che miti oggettivamente negativi possano diventare paradossalmente miti negativi in assenza di contraltare?
MARESCA:
“Gomorra” è una fiction, in italiano “finzione”. E fin quando viene presentata come tale non vi è nulla di male. Ma quando questa finzione vuole rappresentare una realtà e si pone come rappresentazione di quest’ultima, noi facciamo un cattivo servizio. Diamo a questi signori la conferma che loro possono operare in un certo modo. Quello che noi cerchiamo di far arrivare in questi posti è uno Stato fatto di repressione ma anche di prevenzione, di istruzione, di lavoro: tutto questo manca. Non c’è in “Gomorra” questa parte, la parte positiva della società. Mancano gli imprenditori coraggiosi che si oppongono alla criminalità…
DOMANDA:
I corpi intermedi…
MARESCA: I corpi intermedi, le associazioni, anche la Chiesa che ha un ruolo molto sfumato e in certi passaggi sembra poter essere strumentalizzata ai fini mafiosi. La nostra generazione è nata con ‘La piovra’ e ‘Il padrino’, però era chiaro che quello era un film. Il voler giocare con l’equivoco, che quella è la realtà, che quella rappresentazione è un documentario, mi fa male.
Lorenzo Crea