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Cronaca

“Mia madre voleva difendermi e le hanno fatto un Tso” Il dramma dei ragazzi rinchiusi nei manicomi

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Oroscopo
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Su Cronaca Sociale, la psicologa Vincenza Palmieri racconta il dramma di minori sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori o a cui vengono somministrati farmaci.
Da tempo, si occupa di allontanamenti di bambini letteralmente strappati alle proprie famiglie o di bambini con diagnosi che richiamano a strane pandemie o forme “virali” di DSA, dislessia e simili. Un giorno, parlando con uno di loro, le raccontò: “Io non volevo stare là, volevo tornare a casa dai miei genitori e dai miei fratelli che stavano a casa. Poi un giorno una compagna della casa famiglia fumò la marijuana con un educatore. La cosa si seppe. Vennero i carabinieri. Io ebbi paura e scappai sul tetto per non farmi trovare. Ero con altri. Noi saltavamo sui tetti bassi delle casette, avevamo paura. Ma mi videro. I carabinieri chiamarono il dottore, il dottore chiamò l’ambulanza e mi portarono in ospedale. Lì stetti una settimana. Ho capito dopo, perché me l’hanno detto gli altri ricoverati, che era un TSO. Io, di quei giorni, non mi ricordo niente. Chissà che mi hanno fatto! Stavo chiuso e c’erano le sbarre. Anche a mia madre hanno fatto il TSO perché non voleva che mi portassero via in ambulanza con la forza.
La psicologa riferisce che il TSO non era più solo quello strumento di controllo sociale della “classe proletaria”, dei disperati, dei contrari al poterema era – ed è diventato – il principale sistema di ricatto, di terrore e punizione per le famiglie che non vogliono subire abusi.
Dopo di lui ci fu il ragazzo, oggi compositore e batterista che, finito in TSO, decise che era meglio non protestare perché ai suoi compagni di TSO veniva messo da tre “grossi tipi” un cuscino sulla faccia per potergli eseguire la puntura serale, senza che si sentissero le sue grida.
Mamme e bambini abusati, psichiatrizzati e drogati e non posso e non voglio che testimoniare questo!
Qualche tempo, la psicologa si è occupata di una bambina che si è presentata con molte diagnosi e a cui veniva prescritto il ritalin perché “soggetto ADHD”. Che centra questo con il TSO? era una bambina sanissima, non aveva alcun deficit. Comunicarlo ai genitori fu una grande sofferenza perché quella mamma, per opporsi con tutti i mezzi ai sistemi sanitari estremi (ritalin obbligatorio alla figlia) aveva ricevuto a suo tempo, in tutta risposta, lei per prima, un TSO! E soprattutto la sospensione della potestà genitoriale!
Aveva invece ragione la figlia ed aveva ragione la mamma. La psicologa riferì a quella mamma che poteva usare anche in tribunale tutta la documentazione prodotta e che sarebbe andata a deporre. Tempo fa, il Tribunale  ha deciso: la bambina è riabilitata e i genitori sono idonei!
Perché è proprio questo il punto.  Se uno o entrambi i genitori non sono d’accordo sulla necessità del TSO al proprio figlio minore mentre i sanitari ritengono indispensabile il ricovero o la terapia psichiatrica, viene interessato il Tribunale per i Minori che, non solo può disporre il ricovero ma può stabilire l’allontanamento del bambino dai genitori , ritenuti incapaci di cogliere la malattia del proprio figlio  e pertanto INIDONEI. E questo è il caso del ragazzo di Roma che, a fronte del disaccordo dei genitori se ricoverare o meno il figlio che fumava gli spinelli, il tribunale ha stabilito che fosse affidato al reparto di neuropsichiatria infantile. Di giorno andava al liceo e di pomeriggio doveva ritornare al reparto. Ora non fuma più gli spinelli. Prende  terapia obbligatoria e vive in una casa ad alto contenimento. Probabilmente a 18 anni sarà trasferito in una struttura dalla quale non uscirà più, come una bambina ricoverata più e più volte perché litigava con la mamma. Inserita in una struttura  ne è uscita per andare in pronto soccorso con le piaghe anche ai piedi. Da due anni è ricoverata in una comunità e nessuno l’ha più né vista né sentita. I nonni non possono incontrarla perché a loro viene riferito che “la ragazza non vuole”. I genitori ricevono la stessa risposta. Anche a telefono la ragazza non va perché “non vuole sentirli” I nonni hanno chiesto di poterla vedere almeno da lontano, vedere se è cresciuta ma gli viene risposto che non è possibile perché così verrebbe tradito il patto di fiducia (!?) con la ragazza e la sua riservatezza. Non possono vederla neanche da lontano. Nessuno può vederla.

Attraverso una ricerca presso l’ISTAT (Istituto Italiano di Statistica), poi molto diffusa, risulta che in Italia ogni anno 70 bambini subiscono un trattamento sanitario obbligatorio e che oltre 6000 bambini ogni anno vengono ricoverati in reparti di neuropsichiatria per adulti.

Nel 2013/2014 (sempre fonte ISTAT) abbiamo già 101 bambini ricoverati in TSO per “disturbi dell’età preadulta” , ma… l’età preadulta è l’adolescenza! L’adolescenza è una buona ragione diagnostica per fare un TSO? Ma ancora: se 101 sono i bambini, 877 sono complessivamente i ragazzi fino a 24 anni, poco più che bambini, che subiscono un TSO! Significa che se il peggiore criminale può essere difeso e chiamare un avvocato quando viene arrestato, di contro, chi viene catturato in un TSO non ha un sistema di garanzie. Il potere è solo dello psichiatra.

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