Accusato di traffico e ricettazione di stupefacenti nel 2011, poi prosciolto dalle accuse soltanto 4 anni dopo. È il caso di Francesco Raiola, un 34enne militare originario di Scafati (Sa) che, a causa di un’inchiesta della procura di Torre Annunziata (Napoli), guidata da Diego Marmo, lo stesso giudice che spiccò le accuse contro il conduttore televisivo Enzo Tortora, ha perduto, per decaduti diritti morali, il suo posto nell’Esercito italiano. Aveva all’attivo tre missioni, due in Kosovo e una in Afghanistan, militare modello e con la fedina penale immacolata. Un caso di malagiustizia denunciato dalla testata online sulla percezione della sicurezza, “ofcs.report”.
Raiola ha vissuto oltre 4 mesi agli arresti domiciliari e ha scontato 21 giorni di carcere, di cui quattro in cella di isolamento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Gli inquirenti ritenevano che quando il militare in un’intercettazione diceva di portare “due chili di roba” si riferisse a droga, mentre si trattava più semplicemente di mozzarella con cui doveva omaggiare i suoi commilitoni della caserma di Barletta dove prestava servizio. A causa dello stress accumulato a Raiola, sposato con due figli, è stato anche diagnosticato un melanoma maligno. Di questa vicenda si è interessato il senatore di Area Popolare, Giuseppe
Esposito, vicepresidente del Copasir, che ha presentato un’interrogazione con carattere di urgenza indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri di Giustizia e Difesa. “L’indennizzo al sig. Raiola disposto dal Tribunale di Nocera Inferiore per l’errore giudiziario commesso a suo carico e pari a 41.000 euro – scrive il senatore Esposito nell’interrogazione a risposta orale – non può rappresentare in alcun modo un equo ristoro per i richiamati danni morali, fisici e professionali subiti in questi anni. Ad un cittadino italiano retto ed innocente, servitore dello Stato anche in teatri di guerra all’estero, sono state contestate accuse infondate che gli hanno precluso la possibilità di entrare in servizio militare permanente, dopo aver vinto il concorso in graduatoria ed in attesa della sola pubblicazione del relativo decreto per apporre la firma. Si chiede al presidente del Consiglio e ai Ministri in indirizzo se non ritengano opportuno attivarsi nelle sedi competenti e con gli strumenti ritenuti più adeguati per consentire al sig. Raiola di ottenere il reintegro in servizio nelle fila dell’Esercito Italiano nella posizione e nelle condizioni che di diritto gli sarebbero spettate e che gli sono state negate – conclude il vicepresidente del Copasir – a causa di un errore delloStato”.