Giampiero Mughini, giornalista, scrittore, attore, il suo pensiero altamente indipendente fa opinione. Intelligenza spavalda ed irriverente, voce fuori dal coro, appassionato conoscitore di calcio, le sue originali apparizioni TV lo hanno reso un personaggio popolare. Raffinato osservatore del mondo femminile si racconta candidamente. «Per imparare il dolore, la realtà della vita, le necessità, le responsabilità ci vuole parecchio tempo. Quindi dura. Poi sparisce e sopravviene un’età magnifica che è quella della maturità, di quando non sei più un ragazzo ma sei ancora vitale e hai tutto davanti. Più in là, sopravviene l’autunno. Io sono entrato nell’autunno. L’autunno è la consapevolezza che non ho più un’età con cui posso fare il gioco delle tre carte. Ho un età che è la fine, l’ultimo pezzo e non sarà certo il migliore. Ogni giorno ti dimentichi un nome in più, hai una pigrizia in più e sai che chi ti vede, ti vede più vecchio. Vedo sui giornali foto di me e mi chiedo: ma chi è mio nonno?». E le donne? «Ricordo ragazze belle a 20 anni che a 30 erano irriconoscibili. Le donne quando sono belle, a 40 sono bellissime. Tra un bagnino di 20 anni e un uomo pieno di rughe di 50 anni, io preferisco il secondo ma le donne probabilmente no. Le donne in generale non hanno dei gran gusti. Ho sviluppato con il tempo un grande disprezzo per le donne. Lo dico con molta sincerità e non ne ho mai scritto. Le ho sempre adorate, venerate, trattate come se fossero delle dee e delle principesse, ma non è così. Voi siete delle figlie di puttana. Ho avuto l’impressione, che aumenta ogni giorno di più, che in tanti casi della mia vita, con amiche o amanti, e non attribuisco all’appellativo amica meno importanza che all’appellativo amante, ci fosse un intensità di calcolo. Molti anni fa venne a casa mia una ragazza bellissima che voleva l’aiutassi a trovare lavoro in televisione. L’ho pesata, era intelligente ma non sapeva fare nulla. Non avrei potuto aiutarla in nessun modo. Gliel’ho detto e ho capito che se l’avessi aiutata lei avrebbe volentieri interpretato con me le 120 giornate di Sodoma e Gomorra».