Salvati da una famiglia tunisina la sera dell’attentato. Erano a Nizza per la Summer School organizzata dall’Ateneo della città
Salvati da una famiglia tunisina la sera dell’attentato. Erano a Nizza per la Summer School organizzata dall’Ateneo della città e, la sera della strage, erano su Promenade des Anglais per celebrare il 14 luglio. Tutto un caso, questo gruppo di studenti aveva deciso di andare a cena nelle vie interne evitando la Pormenade poichè avevano fatto tardi. Così avrebbero fatto prima per andare a vedere i fuochi. Questa è la testimonianza di Carlotta Benna, 21 anni, studentessa del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, uscita insieme a dieci compagni di corso quella sera. I ragazzi hanno sentito dei colpi, nonostante i fuochi fossero ormai già finiti. Intanto, il dramma stava per consumarsi a poca distanza da loro. Il camion era partito a tutta velocità sulla strada, sfiorando gli studenti che si erano riparati sotto una pensilina. L’attentatore non li ha investiti per evitare che l’impatto con la struttura mettesse fine alla sua folle corsa. Spaesati e confusi, i ragazzi non capivano cosa stesse accadendo: la folla correva impazzita in ogni direzione, urlando e piangendo. Fino a quando, notando la presenza di altre persone, decidono di entrare in un palazzo. I proprietari erano italiani: alla vista del gruppo hanno rifiutato di ospitare i ragazzi. Un giovane tunisino, sentendo le grida, è sceso a controllare cosa stesse succedendo. Si chiama Hamza Bayrem, imbianchino di 29 anni, con una moglie incinta e un figlio nato due anni fa. Il ragazzo si è offerto subito di ospitare gli studenti, i quali un po’ diffidenti per i tratti somatici del giovane, avevano preferito restare nel corridoio. Ed è qui che il giovane tunisino ha abbattuto ogni muro di diffidenza. Al gruppo di studenti ha portato coperte, acqua e persino del cioccolato, mettendosi a disposizione per qualsiasi cosa. A quel punto i ragazzi hanno capito di essere al sicuro. Hamza è tunisino come l’autista del camion della strage. Addolorato per l’accaduto, si dissocia da qualsiasi motivazione religiosa che avrebbero spinto l’uomo al folle gesto. Il messaggio è chiaro: non centra la nazionalità, siamo tutti esseri umani.